Naša družina živi v Zagradcu od leta 1492. Od nekdaj so se naši predniki ukvarjali s kmetijstvom a tudi s trženjem kamenja, saj je naša družina imela tudi kamnolom, iz katerega so črpali kamen pertovica, s katerim so zgradili openski obelisk, sodišče v Trstu in različne stavbe in infrastrukture na svetovnem nivoju. Petrovica je imela vedno večje popraševanje, kar je privedlo do večanja kamnoseka. S tem se je večala potreba po hrani, kar je privedlo do širjenja kmečkega objekta. Leta 1944 je bil Zagradec požgan, kar je privedlo v velike težave naše dedke. Pogumno so se lotili popravljanja hiše 7 let po požigu in od takrat jo neprestano negujemo in urejujemo.
LE ORIGINI
La storia della nostra famglia ebbe inizio in tempi lontani. I primi documenti che parlano di essa risalgono al 1492. L’insediamento della nostra famiglia fu strategico: a riparo dalla bora, sotto la montagna sacra “Volnik” (“Lanaro” in italiano), con una vista che spazia sul golfo, è uno dei più alti villaggi dell’altipiano (360 m sopra il livello del mare). Queste caratteristiche giocavano in vantaggio sulla nostra famiglia e sul suo sviluppo.
LA CAVA
Essa possedeva infatti, una delle cave piu importanti della zona, dalla quale veniva estratta la “Petrovica” (in italiano “fior di mare”). Questa pietra esteticamente accativante e poco porosa venne ultizzata molto nell’edilizia, tanto che diventò presto conosciuta anche a livello mondiale.
Il commercio libero e detassato del porto di Trieste spronò molto l’economia locale.
Si dice che con la nostra pietra fu construito anche parte del canale di Suez, l’obelisco di Opicina e il tribunale di Trieste.
Con la crescita della richiesta della pietra vi fu un incremento del numero di lavoratori nella cava, i quali andavano nutriti quotidianamente. A causa di ciò, bisognava garantire pietanze per oltre 300 lavoratori, quindi a causa della cava si ampiò la struttura agricola. Una struttura così grande aveva all’interno anche un osteria per i dipendenti e svariati servizi, con almeno due pozzi d’acqua, che per i tempi era una grande ricchezza.
LA FATTORIA
La nostra dimora presenta ancora caratteristiche originarie. Si conservava il grano, le patate, si produceva vino, si allevava bestiame e si aveva un fienile, con tanto di fabbro e angolo cottura per gli alimenti dei suini. La fattoria era organizzata al massimo. Possedeva una parte chiamata “pod kazouc” (sotto l’essiccatore del fieno”) dove i pastori della Carnia ci portavano il loro bestiame in periodo invernale, in quanto le temperature, secoli fa, erano molto piu rigide. Si stima che ci fossero circa 250 capi di bestiame in questo vasto spazio. D’inverno nutriva la nostra famiglia gli animali “carnici” e con l’avvicinamento della primavera i pastori venivano a riprendersi il bestiame. Donandoci una piccola parte di esso ci ripagavano del servizio svolto.
ALL’ AVANGUARDIA
La famiglia possedeva anche una struttura con un fabbro all’interno per fomare ordegni e gli zoccoli per gli animali da tiro per la campagna e il trasporto della pietra.
La nostra famiglia era una delle poche a possedere molteplici ruote, possedevano molti macchinari all’avanguardia, tra i quali oltre tre macinatori di grano. Nei periodi piu freddi dell’inverno la cava veniva chiusa, ma per garantire la soppravivenza dei lavoratori, svilupparono dei veri e propri laboratori, dove creavano manofatti in pietra per perfezionare la struttura. Si stima che prima del 1940 milic un sistema di canalizzazione per servizi interni, con delle strutture fognarie distinte.
La destinazione della pietra, i suoi spostamenti, la sua finalizzazione, i registi di campagna e dell’attivita commeriale erano segnalati nella bibioteca privata della famiglia.
Una culla imprtantissima della nostra famiglia, che purtroppo venne divorata dalle fiamme nell’incendio del 44′.
L’ INCENDIO
Nel 1944 la casa venne incendiata. La nostra famiglia si ritrovo senza tetto.
Iniziarono a vivere come nomadi, spostandosi nelle campagne limitrofi, dormendo nelle stalle e nei fienili in cambio di lavoro. Dopo anni si ristabilirono nel paese natale, e si diedero da fare per ricostruire il piccolo impero distrutto da una delle forze più brutali e maligne create dal genere umano: le guerre.
LA RIPRESA
Iniziarono subito con la campagna, vendendo verdure e latte in citta, riaprirono l’osmizza, con tanto di commemorazioni locali che ospitavano gran numero di popolazione locale.
Negli anni 80 furono tra i primi a proporre un genere di realta rurare ai visitatori, aprendo il primo agriturismo in provincia e in regione. Negli anni 2000 la cava ando persa.
Rischiamo di perdere l’apparato rurale, ma grazie a all’ostinazione di Milic Andrej e Bernarda il tutto si mantenne. Come dicono entrambi: “bisogna preservare la terra, inquanto essa non ci appartiene. Non è nostra. Essa appartiene sia generazioni passate che l’hanno nutrita e coltivata,sia e sopratutto alle generazioni future”.